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Il pianto come forma di comunicazione


Il bambino durante tutto il primo anno di vita utilizza il pianto come principale forma di comunicazione e non necessariamente per fame o dolore... e ciò spesso destabilizza i neo-genitori mandandoli in confusione e facendoli, a volte, sentire inadeguati...

L'unica modalità comunicativa che il neonato conosce è il pianto e lo utilizza per moltissimi momenti durante la giornata, a volte per brevi istanti, a volte anche per minuti od ore... quando il neonato inizia a piangere, il primo pensiero dei genitori è quello di "fame", ma non sempre è così, o almeno, non è solo così...

Le nonne e le leggende antiche tramando il detto "se piange ha fame o ha le coliche" oppure " se ha già mangiato ed è pulito lascialo piangere o si vizia".

In questo articolo cercheremo non solo di capire perchè il neonato piange ma cercheremo di individuare le differenze fra i vari tipi di pianto interpretando non solo il piantro in sè ma anche il linguaggio corporeo del bambino.

Piangere è senz’altro la cosa che un neonato fa più spesso. Come scritto poco sopra, qualunque lattante piange. E’ l’unico mezzo che ha a disposizione per relazionarsi col mondo esterno, per parlarci e per esprimere un’esigenza. Il nostro timore di non riuscire a comprendere il suo richiamo incrementa il senso di allarme e la connotazione negativa che noi adulti conferiamo al pianto.EndFragment

I genitori sono programmati per agitarsi per le grida dei loro bambini.

Quando il bambino piange, si sforzano di soddisfare le sue esigenze. Il bambino che piange, e la sua risposta a quel grido è la prima lingua che condividono.

Quando il vostro bambino è rassicurato dalla vostra risposta al pianto, si sente competente. Quando il pianto del vostro bambino è frequente, intenso e difficile da lenire, può farlo sentire frustrato o ansioso.

Le informazioni contenute in questo articolo vi aiuteranno a capire il linguaggio del vostro piccolo.

Iniziamo inanzitutto con qualche precisazione:

- Tutti i bambini piangono

- Durante il pomeriggio o la sera i bambini rielaborano gli stimoli e le emozioni della giornata e ciò li porta a piangere maggiormente.

- La maggior parte dei bambini piange più durante i primi tre mesi di vita che nelle fasi più avanzate dello sviluppo.

- Durante i primi tre mesi di vita del bambino il pianto del bambino segue un modello di sviluppo. Questo modello è noto come la curva del pianto.

Il pianto comincia ad aumentare a due o tre settimane di età, con picchi tra le sei e le otto settimane, e diminuisce gradualmente fino a 12 settimane.

Cerchiamo ora di capire le varie sfaccettature del pianto...

FAME: il pianto da fame è sicuramente il più frequente e quello che impareremo a capire in fretta, inizia con un primo rumore in gola, simile alla tosse, per trasformarsi poi in pianto vero e proprio, è un pianto insistente, il neonato stringe il pugno e lo porta alla bocca, si succhia le labbra, e gira o allunga il collo all’indietro. Ma attenzione: il pianto è l'ultimo dei segnali di fame, un segnale tardivo, al quale il piccolo arriva stressato, spaventato, con movimenti scoordinati così da non essere in grado di poppare bene.

Nell'immagine vediamo assieme i segnali precoci di fame.

SONNO: si tratta di un pianto lamentoso, quasi un piagnucolio che si fa sempre più insistente, presenta delle caratteristiche comuni al pianto da fame, inizia con dei sospiri, dei piagnucolii, per poi farsi più intenso e pressante, ciò che lo differenzia è il linguaggio corporeo, il bambino sbadiglia, sbatte le palpebre, inarca la schiena e si "graffia/pizzica" il viso.

A volte tendiamo a sottovalutare il bisogno del neonato di dormire e non ci rendiamo conto che molti dei loro pianti sono segno di stanchezza.

DISAGIO: Anche gli stimoli troppo forti o il caldo e il freddo possono provocare il pianto nel neonato. Si tratta di un lamento nervoso simile ad un respiro affannoso per poi sfociare in un pianto più forte, spesso accompagnato da un tremolio del labbro inferiore.

PANCINO TROPPO PIENO: un'ulteriore causa del pianto è in realtà spesso la conseguenza di un segnale non captato da parte dei genitori, spesso infatti si tende a pensare che la causa principale del pianto sia la fame e così molti genitori corrono nel preparare aggiunte di biberon ecc. inizialmente il bambino sembra soddisfatto e il fatto stesso che mangi tutto il latte da una conferma del dubbio ai genitori, in realtà ciò che lo porta a trangugiare biberon interi di latte non è la fame ma il bisogno, l'istinto innato di suzione, a cui segue inanzitutto un pianto agitato, nervoso, accompagnato spesso da rigurgiti( scambiati a loro volta per reflusso) ed infine da un sonno profondo. Segnali che mandano in confusione e allo stesso tempo rassicurano il genitore, che lo portano ad instaurare queta nuova routine somministrando aggiunte di latte nell'attesa del sonno prolungato, ciò non significa affatto che il bambino abbia fame ma che stia attraversando una fase molto simile a quella che attraversiamo noi adulti dopo l'abbuffata di natale.

DOLORE: si tratta di un pianto acuto, improvviso e di variabile durata, il corpo si irrigidisce ed il volto appare contratto. Può essere interrotto da sospiri ed apnee per poi ricominciare con urla stridenti,

BISOGNO DI ATTENZIONE: è un pianto che inizia con un lamento intermittente, alternato a rumorini tipo versetti e pianti intensi e cessa appena il bambino viene preso in braccio.

FEBBRE e MALATTIA: è un pianto affannoso, senza forza, che tende a diminuire nella tonalità come se il bambino perdesse le forze, il bambino è assopito, svogliato, senza sorriso spesso con gli occhi chiusi.

PIANTO SERALE: compare dopo i primi 15 giorni di vita e coinvolge il 50% dei neonati, generalmente si verifica puntuale come un orologio svizzero e sempre dopo le ore 17. Inizia con un pianto spasmodico forte e inconsolabile, il bambino diventa rosso in viso , tira le gambe e si contorce, il bambino sembra non calmarsi con nulla e può durare anche per ore, terminando in un sonno tranquillo.

I genitori lo confondono spesso per coliche gassose ma in realtà non ha nulla a che vedere con gas o aria nella pancia. In realtà è causato da una giornata ricca di stimoli e novità che il neonato imparerà pian piano a gestire ed immagazinare.

Non si conoscono ancora bene le motivazioni di questo pianto incessante, chi afferma serva per scaricare la tensione della giornata, chi invece sia legato a cause psicologiche legate ad un rapporto altalenante madre-bambino, ma pare proprio, come pubblicato anche da alcuni medici che in realtà le famose coliche serali non esistano.

L'unica cosa sicura e dimostrata è che

un bambino ascoltato, compreso, accolto e coccolato

sarà sicuramente un adulto sicuro e fiducioso nel prossimo!

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